L'estate scorsa sono andato in vacanza in Tailandia. Da molti anni nutro una passione sconsiderata per l'Asia in generale, e la Tailandia è uno dei posti più belli da scegliere per una vacanza.
A Bangkok un appuntamento irrinunciabile è una visita al Chatuchak Weekend Market. Lo stupore per l'incredibile estensione di questo mercato è inevitabile. C'è tutto: dai libri agli elementi d'arredo, dagli animali al cibo, dall'artigianato all'abbigliamento, dalle piante all'antiquariato.
Passeggiando nel mercato mi sono fermato a una bancarella sulla quale erano ammassate cianfrusaglie di vario tipo, soprattutto vecchi componenti elettronici e accessori per computer dall'aria decisamente antica. La mia attenzione è stata attirata da una scatola di vecchi floppy disk.
Io sono un appassionato di computer, quindi la curiosità mi ha spinto ad aprire la scatola, che conteneva, come speravo, alcuni vecchi dischetti. Ciò che mi colpì particolarmente è che su uno dei dischetti c'era una scritta, sbiadita ma leggibile, in italiano. Era una sola parola, scritta frettolosamente a matita: DISORIENTALE.
I floppy sono in disuso da diversi anni, ma sono ancora in vendita lettori esterni in grado di leggere il contenuto di questi vecchi supporti magnetici. Quindi ho acquistato la scatola, l'ho portata a Milano con me, e mi sono procurato un lettore.
I dischetti erano sei. Ne ho infilato nel lettore uno a caso – quello con la scritta in italiano l'avrei controllato per ultimo – e ho scoperto con piacere che il contenuto era inequivocabilmente per Macintosh, la piattaforma che uso anch'io da molti anni. Si trattava di un gioco, una delle prime versioni di Sim City. Gli altri dischetti contenevano ancora giochi, qualche applicazione e un paio di raccolte di font. Ma l'ultimo, quello con la scritta "DISORIENTALE", conteneva quello che sembrava un diario, o un romanzo, il cui titolo era, appunto, "Disorientale". Il possessore di quel vecchio Macintosh (un Classic? Un LC?) era evidentemente uno scrittore, o aspirante tale.
Ho cominciato a leggere, e devo dire che sono piuttosto colpito. "Disorientale" la storia di un ragazzo italiano che va a vivere in Giappone. Io non sono certo un critico letterario, ma qualcosa mi dice che questo romanzo è qualcosa di più del semplice sfogo di un aspirante scrittore. La scrittura è piuttosto imprecisa, ma penso che il racconto sia stato scritto piuttosto velocemente, senza revisioni. Ci sono anche parecchi errori di ortografia, probabilmente refusi, e anche molte frasi costruite come se fossero state pensate in inglese. Ho la sensazione che il romanzo non sia di fantasia. Credo che, almeno in parte, sia il racconto delle esperienze realmente vissute dall'autore. Mi piacerebbe sapere chi è Stefano Zenghi – questo è il nome che compare sotto il titolo – ma temo che sia uno pseudonimo, perché su Google la ricerca di "Stefano Zenghi" non produce nessun risultato, e lo stesso succede cercando in rete nei database di cognomi italiani.
Il motivo principale per cui ho deciso di aprire questo blog è questo: SE IN QUALCHE MODO STEFANO ZENGHI, O CHI SI NASCONDE DIETRO QUESTO NOME, LEGGE QUESTE RIGHE, HO UN MESSAGGIO PER LUI. FATTI VIVO! Mi piacerebbe parlare del romanzo, e vorrei farti molte domande. Lo stesso vale per eventuali amici che ritenessero di conoscere l'autore del romanzo. Se ci siete, battete un colpo. Farò altre ricerche, e pubblicherò qui eventuali novità. Man mano che lo leggo vi farò sapere anche qualcosa di più sul romanzo che, come dicevo, non sembra niente male.
giovedì 1 ottobre 2009
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