giovedì 5 novembre 2009

Un sogno

Ogni tanto Stefano fa dei sogni, che racconta.
Ne voglio riportare qui uno dei più belli, che mi pare davvero suggestivo.

Cado sul tetto di un tempio insieme alle gocce di pioggia. Qual è la storia di una singola goccia, che cade da una nuvola in quel momento, viene spostata dai venti e si schianta da qualche parte sul pianeta?
Ogni singola goccia, una per una, in una delle piogge che cadono in una città di uno dei paesi del mondo.
Il tetto è fatto di tegole grigie, lucide, e anche dopo il mio atterraggio milioni di gocce continuano a cadere. Il tempio è su una collina e intravedo la città nel panorama grigio, ma sereno nella sua tranquillità. Non fa freddo, e non ci sono suoni che disturbano la quiete, solo il ticchettio sommesso delle mie sorelle gocce.
Appena mi rendo conto di avere un corpo, capisco anche che sono nudo, ma non mi stupisco. Fumiko è seduta sulle tegole, anche lei è nuda, naturalmente, e si tiene le ginocchia con le braccia. Fissa nel vuoto e non ha bisogno di avvertire la mia presenza. Mi siedo di fianco a lei.
La pioggia ci purifica. Cerca di lavare via i nostri peccati di questa vita, e di quelle precedenti. I nostri capelli bagnati si appiccicano alle nostre tempie, alle nostre fronti, sulle guance, sulla nuca.
Non diciamo niente.
Fumiko mi mette una mano sulla spalla. Anche io faccio lo stesso, e ci abbracciamo, ma proprio in quel momento cominciamo lentamente a scivolare.
Adesso vedo la scena dall’alto. Il tetto è diventato ripido, e noi andiamo giù sulle tegole fra le gocce d’argento che non finiscono mai, ma non ci preoccupiamo. Anche il tetto non finisce. Almeno per un po’, fino a quando non lo decidiamo noi; e allora ci lasciamo cadere nel vuoto, senza paura. E continuiamo ad andare giù, per sempre abbracciati.

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