Ieri chiacchieravo con un amico e, come mi capita spesso in questo periodo, lodavo "Disorientale", ne magnificavo le qualità letterarie, ne riassumevo entusiasta alcuni passaggi particolarmente significativi. A un certo punto lui mi dice: «Ma scusa, se sei così convinto, perché non lo pubblichi?»
«Eh già,» gli ho risposto, «se un editore lo volesse pubblicare ne sarei ben felice. Ma tanto per cominciare non ho la più pallida idea di come si faccia a trovare un editore, e comunque ho l'impressione che sia un'impresa difficilissima, decisamente al di là delle mie capacità.»
«Forse basta semplicemente spedire il romanzo a qualche casa editrice. Dopo tutto anche scovare nuove opere da lanciare credo rientri nelle loro attività. Anzi, credo che esistano delle persone che hanno proprio questo compito: leggere le proposte che arrivano nei loro uffici.»
«Ma no… lo sai, sono pigro, non sono capace… e poi figurati, anche nell'editoria, se non conosci le persone giuste…»
«Sì, sì, tutte scuse. Be', fa' un po' come vuoi, io la mia l'ho detta…»
Poi abbiamo parlato d'altro, ma la sua ultima considerazione mi riecheggiava nella testa. Ha ragione lui, sono tutte scuse. Forse potrei spedire "Disorientale" a qualche casa editrice, che cos'ho da perdere? Ah, se Zenghi si facesse vivo! Almeno ci penserebbe lui!
Domani o dopo pubblicherò qui il terzo capitolo. Chissà, magari nelle case editrici ci sono anche degli addetti alla navigazione del web in cerca di nuove opere da pubblicare… ;)
venerdì 27 novembre 2009
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Se lo pubblichi, io una copia la compro sicuro. Le storie del Giappone mi prendono un sacco.
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