venerdì 27 novembre 2009

Un amico mi dice

Ieri chiacchieravo con un amico e, come mi capita spesso in questo periodo, lodavo "Disorientale", ne magnificavo le qualità letterarie, ne riassumevo entusiasta alcuni passaggi particolarmente significativi. A un certo punto lui mi dice: «Ma scusa, se sei così convinto, perché non lo pubblichi?»
«Eh già,» gli ho risposto, «se un editore lo volesse pubblicare ne sarei ben felice. Ma tanto per cominciare non ho la più pallida idea di come si faccia a trovare un editore, e comunque ho l'impressione che sia un'impresa difficilissima, decisamente al di là delle mie capacità.»
«Forse basta semplicemente spedire il romanzo a qualche casa editrice. Dopo tutto anche scovare nuove opere da lanciare credo rientri nelle loro attività. Anzi, credo che esistano delle persone che hanno proprio questo compito: leggere le proposte che arrivano nei loro uffici.»
«Ma no… lo sai, sono pigro, non sono capace… e poi figurati, anche nell'editoria, se non conosci le persone giuste…»
«Sì, sì, tutte scuse. Be', fa' un po' come vuoi, io la mia l'ho detta…»
Poi abbiamo parlato d'altro, ma la sua ultima considerazione mi riecheggiava nella testa. Ha ragione lui, sono tutte scuse. Forse potrei spedire "Disorientale" a qualche casa editrice, che cos'ho da perdere? Ah, se Zenghi si facesse vivo! Almeno ci penserebbe lui!

Domani o dopo pubblicherò qui il terzo capitolo. Chissà, magari nelle case editrici ci sono anche degli addetti alla navigazione del web in cerca di nuove opere da pubblicare… ;)

venerdì 20 novembre 2009

Finito

Ho finito di leggere Disorientale, e confermo le mie impressioni. Si può discutere lo stile, ma la storia è bella. Come ho già avuto modo di dire non sono certo un critico letterario, né un intellettuale, ma sono rimasto rimasto colpito da questo romanzo, e continuo a sperare di rintracciarne l'autore (anche se le speranze si affievoliscono col passare dei giorni). La cosa che più mi colpisce è che ciò che sembrava inizialmente una storia d'amore tra il ragazzo italiano protagonista e il Giappone, si trasforma via via in qualcosa di più complesso, e sfocia in un esito, a mio parere, davvero poetico.
A breve pubblicherò qui il terzo capitolo.

sabato 14 novembre 2009

Non tutto va come vorrei

Eh sì. La sensazione che ho avuto qualche tempo fa, e di cui ho parlato, si sta confermando. Una certa inquietudine serpeggia in Disorientale. Tutto era cominciato in modo entusiastico – una bella storia avventurosa di un ragazzo italiano in terra giapponese – ma le cose non sono così semplici.
Da quando Stefano ha conosciuto Fumiko e se ne è innamorato, le cose si sono fatte più complicate. La situazione non è, come speravo, romantica e serena. Fumiko è sfuggente, non sembra volersi abbandonare, e anche se durante gli incontri con Stefano è passionale e coinvolta, sembra aver timore di imbarcarsi in una relazione per lei forse troppo impegnativa.
La cosa ancor più preoccupante è che ho la sensazione che a causa di queste difficoltà anche gli altri aspetti della vita di Stefano diventino più difficili, che il suo rapporto con l'amato paese orientale si faccia difficile.
Un momento di crisi è del tutto normale ma, non so, c'è una sottile inquietudine che non mi spiego bene. Ma sono sicuro che alla fine Stefano troverà la giusta prospettiva, e la serenità tornerà nella sua vita.

L'immagine di oggi, una caotica istantanea di Osaka, è di Dino de Luca, e l'ho trovata qui.

martedì 10 novembre 2009

Secondo capitolo

Il secondo capitolo di "Disorientale" è pronto, lo potete scaricare qui.
Questa volta l'ho preparato in pdf, che mi sembra un formato ancora più comodo e universalmente leggibile. Si parla di Kyoto, della lingua giapponese e del sento, i bagni termali pubblici dove Stefano va abitualmente con il suo amico Alan. Spero che la lettura sia per voi un piacere, e come sempre vi invito a fare dei commenti!
Nella parte dedicata alla lingua giapponese Zenghi fa un esempio di combinazione di kanji; è il brano che ho già pubblicato l'8 ottobre: ka-zan (vulcano).
Qui sotto potete vedere una splendida foto del Monte Fuji, forse il più famoso vulcano giapponese, alto 3.706 metri, la cui ultima eruzione risale al 1707. La fotografia fa parte di una bellissima collezione di fotografie stereoscopiche della fine dell'800 che ho trovato su T-Enami.org

Buona lettura!

giovedì 5 novembre 2009

Un sogno

Ogni tanto Stefano fa dei sogni, che racconta.
Ne voglio riportare qui uno dei più belli, che mi pare davvero suggestivo.

Cado sul tetto di un tempio insieme alle gocce di pioggia. Qual è la storia di una singola goccia, che cade da una nuvola in quel momento, viene spostata dai venti e si schianta da qualche parte sul pianeta?
Ogni singola goccia, una per una, in una delle piogge che cadono in una città di uno dei paesi del mondo.
Il tetto è fatto di tegole grigie, lucide, e anche dopo il mio atterraggio milioni di gocce continuano a cadere. Il tempio è su una collina e intravedo la città nel panorama grigio, ma sereno nella sua tranquillità. Non fa freddo, e non ci sono suoni che disturbano la quiete, solo il ticchettio sommesso delle mie sorelle gocce.
Appena mi rendo conto di avere un corpo, capisco anche che sono nudo, ma non mi stupisco. Fumiko è seduta sulle tegole, anche lei è nuda, naturalmente, e si tiene le ginocchia con le braccia. Fissa nel vuoto e non ha bisogno di avvertire la mia presenza. Mi siedo di fianco a lei.
La pioggia ci purifica. Cerca di lavare via i nostri peccati di questa vita, e di quelle precedenti. I nostri capelli bagnati si appiccicano alle nostre tempie, alle nostre fronti, sulle guance, sulla nuca.
Non diciamo niente.
Fumiko mi mette una mano sulla spalla. Anche io faccio lo stesso, e ci abbracciamo, ma proprio in quel momento cominciamo lentamente a scivolare.
Adesso vedo la scena dall’alto. Il tetto è diventato ripido, e noi andiamo giù sulle tegole fra le gocce d’argento che non finiscono mai, ma non ci preoccupiamo. Anche il tetto non finisce. Almeno per un po’, fino a quando non lo decidiamo noi; e allora ci lasciamo cadere nel vuoto, senza paura. E continuiamo ad andare giù, per sempre abbracciati.

martedì 3 novembre 2009

Fumiko, Stefano e la Subaru

C'è una scena d'amore tra Stefano e Fumiko davvero bella.
Fumiko porta Stefano in un posto incantevole, in cima a una collina dalla quale si domina la città.

Oltre il burrone, oltre i pini, oltre qualche altra collina più bassa c’è la valle di Kyoto. Una serie di lucine che disegnano strade ad angolo retto, una magica visuale della mia città da una prospettiva da cui non l’avevo mai vista né immaginata. Il mio spirito spicca il volo, e scende fino in fondo alla valle, per andare ad appollaiarsi sui parapetti di uno dei ponti dai quali guardo spesso queste colline. E riesco ad immaginarmi, quassù, un piccolo ragazzo italiano di fianco a due infinitesimi puntolini luminosi, i fanali della Subaru.

Dopo aver fatto l'amore, i due ragazzi tornano in città.

Fumiko dorme e io sto guidando senza patente, ma con una sigaretta. Mi rendo conto che ho passato poco fa i momenti più belli della mia vita. Kyoto là sotto, la luna lassù e io e Fumiko in mezzo. La guardo adesso mentre dorme sul sedile di fianco al mio, e sembra davvero una bambina. Non ha senso descrivere quello che provo adesso, e sono davvero felice che non ci sia il modo di farlo. So che è una sensazione che finirà fra poco, è talmente fantastica nel suo senso di completezza che odio l’idea che non possa durare per sempre.

Anche se sono istintivamente pessimista, spero che la storia con Fumiko continui così, romantica e passionale.